lunedì 6 febbraio 2017

Bocciate le acque in bottiglia italiane


Quattro istituzioni accademiche italiane puntano il dito sulla sicurezza


Quattro importanti e accreditate istituzioni accademiche italiane – l’Università Federico II di Napoli, l’Università degli Studi del Sannio di Benevento, l’Università di Bologna e di quella Cagliari -  mettono in discussione le norme che regolano la vendita delle acque minerali in Italia. 
Gli esperti puntano il dito sulla sicurezza in quanto rilevano che sia estremamente difficile trovare delle disposizioni in grado si stabilire che cosa sia legale e che cosa non lo sia; i vincoli sono troppo larghi e in qualche caso mancano del tutto parametri cui attenersi.
Secondo il gruppo di lavoro composto dagli studiosi di alcune tre le più autorevoli università italiane, che partecipavano a un progetto dell’Unione Europea, in collaborazione con scienziati dell’EuroGeoSurveys Geochemistry Export Group,  tra il 2008 e il 2010 numerose marche di acque minerali hanno distribuito bottiglie con concentrazioni di berillio, manganese, alluminio, boro, arsenico e uranio che, seppure ammesse dalla nostra legislazione, in qualche caso sarebbero state fuori norma rispetto ai parametri internazionali, potendo quindi costituire un pericolo per la salute dei consumatori.


Sono stati raccolti 186 campioni provenienti da altrettante bottiglie di 158 marche di acque minerali italiane fra le più diffuse, analizzandone il contenuto in termini di sostanze chimiche ritenute nocive. 

L’ analisi ha rilevato che in Italia abbiamo parametri molto più ampi rispetto ai valori guida internazionali, e in certi casi, i limiti di riferimento non sono nemmeno stabiliti. Ad onor del vero, gli effetti sull’uomo di sostanze come berillio, fosforo, molibdeno, tallio e uranio sono ancora oggetto di studio. Tuttavia viene da chiedersi come mai non esista un veto o un limite indicativo su presenze sospette e certamente pericolose come quella dell’uranio.


Secondo gli esperti, i limiti fissati per le acque minerali, andrebbero livellati ai limiti soglia delle acque del rubinetto, i quali attualmente, risultano molto più severi di quelli delle acque minerali.



Lo studio ha evidenziato che nelle acque minerali italiane sono presenti delle sostanze come ad esmpio il boro e l'arsenico che superano i limiti indicati dall'Oms. La presenza di arsenico in particolare, legale in Italia e in altri paesi in piccole quantità, avrebbero bisogno di particolare attenzione e controllo.


Fonte: Virgilio Go Green

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