venerdì 27 gennaio 2017

Cloro nell'acqua: è pericoloso per chi lo assume?



Ci sono cibi che sono nostri alleati naturali: frutta fresca, verdura cruda e legumi sono alimenti con proprietà anti-cancerogene. Ma alcuni di questi cibi, se combinati con acqua trattata con cloro, possono sviluppare delle sostanze cancerogene, trasformandosi nel peggior nemico per il nostro organismo. Non solo frutta e verdura, ma anche prodotti di soia, bevande come il tè e alcuni tipi di farmaci sono soggetti a queste mutazioni, formando questi pericolosi composti.
Il cloro è un potente agente ossidante, sbiancante e disinfettante: da molti anni viene usato nell’acqua potabile e nelle piscine, per sterminare gli agenti patogeni. Il cloro in realtà è presente in tutte le forme di vita, compreso l’organismo umano, che contiene anione cloruro. Anche in cucina è facile trovarlo: ogni giorno assumiamo sale, ovvero cloruro di sodio.
Gli usi medici del cloro. Negli anni passati è stato usato per curare malattie come febbre tifoide, dissenteria e colera, sulla base dell’intuizione che queste malattie fossero causate da agenti patogeni che proliferavano nell’acqua e nei cibi: il cloro come fonte di disinfezione di microrganismi dannosi. Ma le attuali teorie sull’alimentazione, in parte, lo vedono come un nemico del nostro corpo: evitare di introdurre elementi tossici per il nostro organismo preverrebbe il problema malattie e, quindi, anche l’eventuale disinfezione con il cloro, in realtà più dannosa che utile.
Cloro e cancro. La notizia delle potenzialità cancerogene del cloro viene da uno studio Giapponese dell’Università Shizuoka: secondo lo studio portato avanti in collaborazione con l’Istituto Nazionale della Salute e delle Scienze, le sostanze organiche naturali reagiscono quando esposte ai clorurati dell’acqua potabile, arrivando a formare dei composti cancerogeni che i ricercatori giapponesi hanno chiamato “MX”, cioè Mutageno Sconosciuto.
Gli MX sono simili a dei composti cancerogeni già noti, i Trialometani (THM): in Finlandia, nel 1997, alcuni studi hanno stabilito che l’MX è più pericoloso di altri sottoprodotti della clorazione di ben 170 volte, dimostrando in laboratorio le conseguenze negative che può avere sul funzionamento della tiroide e la capacità di sviluppare masse cancerose.
Il cloro è da sempre usato come disinfettante delle acque: la sua combinazione con alcuni alimenti può non solo aumentare il rischio di sviluppare tumori, ma anche provocare danni al sistema immunitario e ormonale. Il motivo sarebbe la capacità del cloro di convertire i fitoestrogeni, che assumiamo mangiando frutta e verdura, e altre sostanze biochimiche vegetali che fanno parte del nostro sistema. Un altro elemento a sfavore del cloro è la sua capacità di distruggere gli enzimi e complicare così la digestione.
Gli studi fatti sugli effetti del cloro nell’acqua sono stati fonte di conflitto nella comunità scientifica: da un lato non ci sono sufficienti ricerche a supportare queste ipotesi, dall’altro gli interessi in campo sono notevoli e alcuni ricercatori hanno puntato il dito contro il business del cloro, come principale fonte di disinformazione sulle possibili conseguenze negative che tali quantità possono comportare, soprattutto se assunte in maniera prolungata nel tempo.
Come evitare il cloro. È difficile evitare il cloro: onnipresente nell’acqua del rubinetto, lo assumiamo anche quando beviamo un caffè al bar. Gli alimenti che compriamo sono innaffiati con la stessa acqua: anche per questo è difficile determinare gli effetti specifici del cloro sull’alimentazione.
Chi vede il cloro come un elemento distruttivo dell’organismo, indipendentemente dagli studi nipponici, consiglia innanzitutto di evitare di bere acqua dal rubinetto, ma usare sistemi ad osmosi inversa. 

giovedì 26 gennaio 2017

Tempi di cottura con pentola a pressione



  • L'uso della pentola a pressione consente di ottenere cotture molto più velocemente che con le pentole tradizionali.
  • Spesso però si evita di usarla per timore che i cibi possano bruciarsi o risultare crudi non potendo controllare il contenuto a vista.
  • Con questa tabella, puoi cuocere in tutta serenità. I dati si riferiscono all'uso di una pentola a pressione classica e per una cottura completa dell'alimento.
  • Se si preferisce i cibi meno cotti e come per le verdure più croccanti si può scegliere di ridurre i tempi in base al proprio gusto.
  • I tempi sono da intendersi quando la pentola a pressione va appunto "in pressione" e quindi, da quando comincia il fischio o sbuffa. A quel punto potete abbassare il gas e spostarla su un fuoco più piccolo per mantenerla in pressione.

Arrosto

Da rosolare prima di cuocerlo a pressione. Una volta rosolato, cuocere a pressione e aggiungere un po' d’acqua.

Bollito


La carne deve essere cotta nell’acqua (altrimenti che bollito é?): copritela quindi con dell’acqua.

Brasato


Non dovrebbe esserci bisogno di ulteriore acqua.

Pesce


Aggiungere un paio di bicchieri di acqua prima di cuocerlo a pressione

Legumi secchi


Coprirli con l’acqua, completamente.

Riso


C’è bisogno di molta acqua: l’acqua deve essere di quantità doppia rispetto al riso (come volume, non come peso)

Frutta secca


Aggiungere 1-2 bicchieri d’acqua.

Frutta fresca


Aggiungere mezzo bicchiere d’acqua, un bicchiere intero massimo.

Verdura fresca


Se volete lessarla, allora dovrete aggiungere abbastanza acqua da coprirla completamente. Altrimenti, con il cestello, potete cuocerla a vapore. In quel caso serviranno 1 o 2 bicchieri.

martedì 24 gennaio 2017

ACQUA IN BOTTIGLIATA O DEL RUBINETTO? TUTTO CIÒ CHE DOBBIAMO SAPERE


In Italia solo il 30% della popolazione beve acqua di rubinetto: si consuma più acqua minerale rispetto agli altri paesi europei. L’acqua minerale è diventata un elemento integrante delle nostre abitudini alimentari, considerate parte del “Made in Italy”, anche perché il nostro è il Paese europeo più ricco di fonti di acque, ciascuna delle quali ha proprie caratteristiche organolettiche e diversi sapori all’origine.
Nel nostro Paese, secondo recenti dati ISTAT, una famiglia arriva a spendere circa 20 euro al mese per acquistare acqua in bottiglia, reputata più sicura di quella del rubinetto. “La gente non apprezza l’acqua del rubinetto perché è a buon mercato, e questo a volte nell’immaginario collettivo non è considerato una garanzia. Mentre non valuta che, dati alla mano, rappresenterebbe la soluzione migliore sia per il risparmio, sia per rispettare l’ambiente e salvaguardare la salute”, afferma in proposito Paolo Giovane, un ricercatore italiano che in Gran Bretagna ha condotto lo studio: “Water, all that matters”, dove spiega i vari vantaggi del consumo dell’acqua del rubinetto nei centri urbani.
L’acqua è un elemento fondamentale per il nostro benessere e la nostra stessa esistenza esistenza.
Il fabbisogno idrico giornaliero per un individuo adulto in condizioni normali è di un litro e mezzo e fino a due litri al giorno, alternati anche ad altri liquidi (es. succhi di frutta). I bambini e gli anziani hanno un fabbisogno idrico più elevato, nel primo caso per l’elevato “turn over” dell’acqua, nel secondo caso perché gli anziani avvertono meno lo stimolo della sete, e quindi tendono a non avere una buona idratazione dell’organismo.
Bere è molto importante per la nostra salute per le varie funzioni che questo elemento svolge all’interno del nostro organismo, composto al 65% di acqua:
-         Regola la temperatura corporea
-         Solubilizza le sostanze nutritive nelle cellule
-         Favorisce l’eliminazione delle tossine
-         Protegge gli organi interni
-         Regola l’equilibrio elettrolitico
L’acqua è anche la componente fondamentale del liquido cefalorachidianoche scorre lungo il sistema nervoso centrale e ha funzione sia protettiva che di trasporto. In sintesi l’acqua fa bene a:
-         Fegato: lo aiuta a depurarsi
-         Apparato cardiovascolare: regola la pressione
-         Apparato urinario: facilita l’espulsione delle scorie
-         Sistema nervoso: potenzia concentrazione e memoria
-         Apparato digerente: aiuta l’intestino a mantenersi pulito e riduce il rischio di cancro
-         Colesterolo: contribuisce all’abbassamento dei valori
Non è sempre vero però che l’acqua in bottiglia sia migliore dell’acqua del rubinetto, e i più recenti studi scientifici in tal senso, condotti in Italia e all’estero, lo hanno confermato. Un consiglio utile è quello di leggere attentamente le informazioni contenute nelle etichette delle imbottigliate, per confrontarle poi con le proprietà dichiarate dalle Asl locali, sulle caratteristiche dell’acqua erogata nelle case.
Il peggior nemico dell’ambiente e della salute umana è la disinformazione pubblica. Campagne informative aggiornate, promosse dagli enti di competenza, come Asl, Arpac, ma anche da associazioni a tutela dei consumatori, potrebbero determinare un’inversione di tendenza nel consumo delle imbottigliate, tenendo ben presenti i vantaggi che ne deriverebbero.
Vantaggi dell’acqua in bottiglia:
-         Non viene trattata all’origine
-         Non contiene cloro
-         Può avere qualità organolettiche utili al benessere e alla salute
Svantaggi:
-         Può contenere residui rilasciati dai contenitori, soprattutto quelli in plastica
-         Se non ben conservata in termini di temperatura ambiente, può presentare alterazioni microbiologiche e perdere le qualità organolettiche
-         Ha un elevato impatto ambientale dato che deve essere trasportata, con relativo consumo di carburante e inquinamento atmosferico
-         La produzione di contenitori in pet crea inquinamento
-         Anche l’acqua imbottigliata, a meno che non sia a km zero, è considerata dagli analisti “energeticamente morta”.
Vantaggi dell’acqua del rubinetto:
-         Non ha problemi di cessione di sostanze dai contenitori
-         Può avere, nel caso di acque sotterranee specifiche del territorio, le stesse caratteristiche organolettiche e salutari di un’acqua minerale
-         Ha uno scarso impatto ambientale
-         E’ estremamente economica
-         Non comporta problemi di smaltimento di contenitori
Svantaggi:
-         Qualora non provenga direttamente da fonti sotterranee può essere disinfettata e trattata prima dell’erogazione, presentando residui di cloro
-         La qualità è garantita dallo stato di manutenzione degli acquedotti locali e degli impianti di erogazione
-         Gli analisti la classificano comunque come “energeticamente morta”
In sintesi: l’Italia e’ un paese fortunato quando si parla di acqua, per le fonti minerali presenti su tutto il  territorio, ma anche e soprattutto per l’indubbia buona qualità dell’acqua cosiddetta “di casa”. Salvo situazioni particolari, l’acqua erogata dal rubinetto viene sottoposta per legge a controlli più severi e costanti rispetto alle acque minerali. Inoltre ha in genere un sapore gradevole, ed è indubbiamente più ecologica.
Sembrerebbe un paradosso, ma è così: basti pensare che in un anno la sola produzione delle bottiglie di plastica comporta l’impiego di 350 tonnellate di pet, con relativa emissione di ben 910 mila tonnellate di CO2 nell’atmosfera. A questo si aggiunge la fase di trasporto: il 18% delle bottiglie viaggia sui treni, il resto su stradaAncora oggi inoltre solo un terzo delle bottiglie di plastica è raccolto in differenziata e avviato a riciclaggio, e i contenitori in vetro sono solo il 19% del totale.
E’ vero che l’acqua minerale viene imbottigliata così com’è alla fonte, mentre quella del rubinetto deve essere potabilizzata con un processo di clorazione per eliminare eventuali batteri. Il cloro può determinare un gusto sgradevole in alcune acque di città e questo spinge molti a scegliere acque imbottigliate. Il segreto per ovviare a questo problema c’è: affinare l'acqua.
C’è da valutare comunque che il problema legato al gusto è certamente minore rispetto a quello che potrebbe presentarsi consumando acque imbottigliate che, se stoccate per mesi in luoghi non adatti, al caldo o in condizioni igieniche dubbie, possono sviluppare batteri nocivi per la salute, o nel migliore dei casi perdere le caratteristiche organolettiche presenti alla fonte. Oltre a questo, acque imbottigliate nel pet sono a rischio “cessione chimica”, cioè al passaggio di particelle di plastica all’acqua da bere.
Altra importante considerazione su cui riflettere seriamente: il consumo di acqua imbottigliata aumenta la produzione di rifiuti, dato che le bottiglie in pet, pur essendo riciclabili, sono anche altamente inquinanti dal processo di produzione sino a quello di smaltimento.
Fonte: http://www.milleunadonna.it/green/rubriche/daddario/articoli/14575/acqua-imbottigliata-o-del-rubinetto-tutto-cio-che-dobbiamo-sapere-/

L'importanza dell'acqua in una corretta alimentazione


L'articolo descrive le funzioni e l'importanza del nutriente acqua per il corretto funzionamento dell'organismo umano oltre a fornire indicazioni pratiche finalizzate ad una corretta idratazione.





Perché è importante bere

Bere in maniera adeguata:
  • favorisce l'eliminazione delle sostanze di rifiuto dall'organismo in quanto aumenta l'escrezione di urina e sudore.
  • Favorisce lo sviluppo muscolare in soggetti che pratichino attività fisica in quanto: a) il 75% della massa muscolare è costituita da acqua; b) l'acqua antagonizza gli effetti catabolici del cortisolo. Se l'attività fisica è prolungata le ghiandole surrenali aumentano la produzione di cortisolo. Il cortisolo è un ormone che ha un effetto catabolico sul tessuto muscolare, cioè tende a "disgregarlo" per produrre energia. L'acqua contrasta tale attività catabolica.
  • Ha un effetto "estetico" in quanto l'acqua conferisce forma e rigidità ai tessuti.
  • Consente di mantenere adeguatamente umide le superfici di: naso, occhi, orecchie.
  • Favorisce una adeguata lubrificazione delle articolazioni tramite la produzione di liquido sinoviale

Che cosa bere

  • Le bibite zuccherate vanno limitate o evitate. Innalzano bruscamente la glicemia, determinano una riduzione del senso di fame (solo momentanea), ciò, soprattutto nei bambini, favorisce una cattiva alimentazione. Il bimbo consuma bibite zuccherate durante il pasto (o immediatamente prima), ciò determina un rapido innalzamento della glicemia che causa sensazione di sazietà. Il bambino smette di mangiare ma la sensazione di fame ritorna entro poche ore (prima di tre ore dalla fine del pasto). Il bimbo, generalmente, reagisce alla recidiva sensazione di fame consumando "cibi spazzatura" (es. merendine, biscotti) che favoriscono sovrappeso ed obesità. Studi scientifici hanno rilevato che il consumo di bevande zuccherate è associato ad un incremento del peso corporeo.
  • Il consumo di un bicchiere di acqua tiepida al mattino favorisce la peristalsi intestinale, quindi l'evacuazione (contrastando la stitichezza).
  • Il consumo di acqua fredda durante i pasti può causare problemi digestivi durante i pasti, dolori e crampi allo stomaco lontano dai pasti. È buona norma, pertanto, consumare acqua a temperatura ambiente anche d'estate.





Quanta acqua bere al giorno

  • La quantità di acqua da consumare al giorno è compresa tra 1200 ml (6 bicchieri da acqua) e 2000 ml (10 bicchieri da acqua). Il consumo medio di 1500 - 1600 ml può essere ottenuto consumando: un bicchiere di acqua a colazione, due bicchieri di acqua a pranzo, due bicchieri di acqua a cena e mezzo litro di acqua lontano dai pasti.
  • Il consumo di acqua, indicato al punto precedente, aumenta:
    se si svolge attività fisica. L'attività fisica genera calore, per prevenire un innalzamento eccessivo della temperatura corporea l'organismo incrementa l'escrezione di sudore. Il sudore, evaporando, sottrae calore al corpo surriscaldato (l'evaporazione di un grammo di sudore dalla superficie della cute sottrae al corpo 0,6 calorie).In alta quota. Ad altitudini superiori a 2500 metri aumentano l'escrezione di urina e la frequenza respiratoria con conseguente incremento delle perdite di acqua da parte dell'organismo (nell'acqua espirata è contenuto vapor acqueo, normalmente, ogni giorno, tra 250 ml e 350 ml di acqua sono eliminati attraverso questa via).In tutte le occasioni in cui si ha un incremento della sudorazione, oltre all'attività fisica: stati febbrili e climi particolarmente caldi.Nel caso di perdite idriche dovute a diarrea o vomito.Durante la gravidanza e l'allattamento. Per le donne gravide è indicato un consumo giornaliero di acqua di 2100 ml al giorno, per quelle che allattano un consumo di 3100 ml al giorno.

Bere molto è utile per "stare bene" o "dimagrire"?

No, anzi. Un consumo eccessivo di acqua (indicativamente bere oltre 4- 5 litri di acqua al giorno, in assenza di attività fisica o particolari condizioni climatiche):
  • rallenta la digestione. Bere in maniera esagerata durante i pasti causa una eccessiva diluizione del succo gastrico per cui il pasto tende a "restare sullo stomaco".
  • Incrementa la pressione arteriosa per aumento del volume di sangue.

Tipi di Cottura in Acqua


L'acqua è un mezzo di cottura molto utilizzato, sia per la trasmissione del calore che per la diffusione di componenti aromatiche. In base alla natura dell'alimento e alla FINALITA' della cottura, il cibo può essere cotto in acqua freddaacqua calda, a pressione o a bagnomaria.
La cottura in acqua non comporta la formazione di cataboliti tossici o cancerogeni, ma provoca la diluizione/dispersione di sostanze idrosolubili (vitamine e minerali).



Bollitura

La bollitura consiste nell'immersione del cibo in acqua calda o fredda, mantenuta o portata ad una temperatura di circa 100°C.
I diversi alimenti possono essere bolliti in acqua fredda o calda in base alla natura della preparazione da perseguire.
In acqua fredda: carne e ossa per il brodo (favorire la perdita delle sostanze idrosolubili); legumi secchi per intenerire la buccia; patate per una cottura efficace.
In acqua calda: carne per il lesso (evitare la perdita delle sostanze idrosolubili), paste alimentari per un'adeguata cottura.
La sbianchitura e la sbollentatura sono due tecniche che vengono applicate in alcuni alimenti e si praticano in acqua bollente senza coperchio. Sbianchire è una tecnica applicabile a determinati ortaggi, mentre sbollentare è una vera e propria precottura.

Affogatura

L'affogatura consiste nel cuocere lentamente gli alimenti in acqua o in un fondo di verdure e acqua. Si attua con cotture basse (80°C) e prolungate, controllando saltuariamente la condizione del cibo (si può praticare anche a bagnomaria).
Gli alimenti che si prestano all'affogatura in ACQUA sono: uova, salsicce, gnocchi. I cibi che si prestano all'affogatura in FONDO sono: pesci e volatili.

Principio della cottura a vapore e a pressione

Nel sistema di cottura a vapore l'alimento entra in contatto con l'acqua allo stato gassoso e subisce meno perdite rispetto alla bollitura; si può cuocere nella pentola a vapore o nella pentola a pressione, ma sempre utilizzando il CESTELLO a fondo forato che ospita l'alimento da cuocere. Sul fondo viene posta l'acqua che per mezzo della fiamma evapora e trasmette il calore al cibo; nella pentola a vapore (non a pressione), il livello di acqua sul fondo deve essere costantemente presente.
Nella cottura a vapore, maggiore risulta la pressione all'interno (1,4-1,5, fino a 2 bar totali), più elevato sarà il punto di ebollizione, di conseguenza la temperatura di cottura; con questa tecnica sfruttata dalle pentole a pressione si riducono le dispersioni MA aumentano le perdite di vitamine termolabili.
Gli alimenti più indicati sono: verdure e cereali, patate, pesci e carni.

Fonte: http://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/cottura-acqua-vapore-pressione.html



Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/cottura-acqua-vapore-pressione.html

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/cottura-acqua-vapore-pressione.html

domenica 22 gennaio 2017

Infusi, tisane e decotti, come prepararli in modo perfetto

Infusi, tisane, decotti. A volte facciamo molta confusione su come preparare ed assumere i principi attivi che ci fanno bene. Ecco come non sbagliare

Gli infusi

Di solito l’infuso prevede l‘utilizzo di foglie e sommità fiorite di una sola erba, scelta per le sue proprietà.

Preparazione


Si versa direttamente l’acqua bollente sulle erbe e si copre la tazza o il pentolino con un coperchio per un tempo di infusione che varia a seconda del principio attivo che vogliamo estrarre, dai 10-15 minuti a un’ora. Si deve poi scolare con un colino, senza comprimere.

Le proporzioni


Da 1 a 10 parti di droga per 100 parti di infuso, quindi da 10 a 100 grammi per litro o, se preferite, un cucchiaino da tè per tazza d’acqua bollente. L’infuso può infatti avere  un’azione più o meno blanda; abbastanza concentrato, può anche essere diluito e bevuto durante l’arco di tutta la giornata, purché sia tenuto al fresco e in una bottiglia di vetro scuro.

Le tisane


Queste preparazioni si utilizzano nella farmacopea da una decina d’anni appena, eppure sono 
le più diffuse. La tisana prevede una miscela di erbe: una che rappresenta il rimedio base,

una che aiuti le proprietà del primo rimedio (sinergizzante) e la terza serva da aromatizzante, per migliorarne il gusto.

Preparazione

Prima dell’assunzione, le erbe subiscono una mondatura, poi sono tritate finemente e setacciate, per eliminare le polveri. La miscela deve anche essere omogenea per tempo di preparazione (non
più di 10-15 minuti). Come nell’infuso, si versa l’acqua bollente sulle erbe e si copre il pentolino con un coperchio. Poi si scola senza comprimere.

Le proporzioni

10-20 grammi di miscela per 1 litro d’acqua. Anche la tisana può essere bevuta durante l’arco della giornata.

I decotti

Si chiama decotto la bevanda che si ottiene estraendo i principi attivi attraverso l’ebollizione delle parti dure delle piante, come radici e semi. La differenza coi primi due procedimenti è che in questo caso le erbe si fanno bollire insieme all’acqua.

Preparazione

Si devono frantumare le erbe con il pestello, prima di farle bollire, in modo tale che i principi attivi possano sprigionarsi. Il tempo di ebollizione dipende dall’erba: è sempre meglio quindi chiedere consiglio in erboristeria (un tempo prolungato potrebbe provocare ossidazione oppure il rilascio di principi nocivi o ancora trasformazioni chimiche).

Le proporzioni

Anche in questo caso vale la regola di un cucchiaino da tè per tazza d’acqua.

sabato 21 gennaio 2017

Pasta per il pane


La pasta per il pane è una di quelle ricette senza tempo che affondano le loro origini nella notte dei tempi.
La preparazione di questo meraviglioso impasto, che i Greci definivano il cibo degli dei, ha origine addirittura nella Preistoria quando l'uomo si rese conto che poteva ottenere un impasto lavorabile, dalla polvere delle ghiande schiacciate unita a dell'acqua.
La sua meraviglia crebbe ancora di più quando imparò a cuocere questo impasto sulle pietre roventi ottenendo un prodotto più duro ma sicuramente più gustoso: il primo tentativo di pane. Naturalmente, col passare del tempo, le tecniche per preparare la pasta per il pane si affinarono, in particolar modo nella scelta più accurata degli ingredienti: la farina di ghianda venne presto soppiantata dai cereali macinati, come l'orzo o il farro.
I primi a rendersi conto dell'importanza che rivestiva questo miracoloso impasto furono, senza dubbio, i Babilonesi e gli Egiziani seguiti a ruota dai Greci che aggiunsero all'impasto di base, fatto di acqua e farina, anche altri ingredienti. Ma furono i Romani coloro che fecero conoscere la pasta per il pane, e la resero una ricetta popolare. Al contrario, nel Medioevo, la preparazione del pane e il suo consumo, divennero un lusso riservato solo ai nobili e signori mentre il popolo doveva accontentarsi di un semplice impasto ottenuto dall'orzo o dalla segale.
Fu solo nel Rinascimento che il pane ridivenne un alimento popolare e, proprio in questo periodo di grande rinascita, la ricetta venne rivisitata assumendo quelle caratteristiche a noi care che mantiene ancora oggi. I fornai rinascimentali, infatti, introdussero l’utilizzo dell’innovativo lievito di birra e della farina di grano duro di alta qualità.
La grande svolta nel mondo della panificazione si ebbe, però, nel XVIII secolo grazie all’invenzione della macchina impastatrice ed alla crescente produzione di lieviti artificiali che resero la preparazione del pane più semplice e rapida. Anno dopo anno, secolo dopo secolo, l’impasto per il pane ha mantenuto le stesse caratteristiche di un tempo e, come allora, ancora oggi è una delle ricette maggiormente utilizzate forse anche per la sua versatilità.
Con l’impasto base per il pane, infatti, si possono realizzare una grande quantità di preparazioni tra cui pizze, focacce e torte salate oltre ad una enorme varietà di pane e panini.
Ingredienti per un impasto di 900 g
Farina Manitoba 250 g    
Farina 00 250 g        
Acqua 300 ml 
Olio extravergine d'oliva 50 g   
Sale fino 8 g       
Lievito di birra secco 3,5 g       
Malto 1 cucchiaino
Preparazione

Per preparare la pasta per il pane iniziate a sciogliere 3,5 g di lievito di birra secco (oppure sciogliete 12 g di lievito di birra fresco) in poca acqua tiepida (1), insieme ad un cucchiaino di malto (o zucchero) (2). Setacciate in una ciotola (oppure su di un piano di lavoro) insieme la farina manitoba e la farina 00, create un buco al centro, detto fontanella, e versateci dentro il composto di lievito, malto e acqua (3)

 che dovrete stemperare un po' con la farina (4). Intanto nella restante acqua tiepida sciogliete il sale (5) e unitevi l'olio (6).

Versate a filo il liquido ottenuto sulla farina, mescolando con movimenti ampi e veloci, fino a che non sarà terminato (7-8). Impastate tutto, per una decina di minuti, fino a che non otterrete un impasto compatto (9).
Trasferite l'impasto su di un piano da lavoro infarinato e impastate ancora con entrambe le mani (10) per altri 5 minuti. Quando l'impasto risulterà liscio ed elastico dategli la forma di una palla (11) così da avere poi una pagnotta tonda (oppure se preferite potete dargli una forma allungata per ottenere un filone). Ponetelo a questo punto in una ciotola infarinata, copritela con la pellicola (12) e lasciate lievitare per circa due ore nel forno chiuso e spento (potete tenere accesa la luce per accelerare la lievitazione).
Quando la vostra pasta per il pane avrà raddoppiato di volume (13) ponetela ancora una volta su di un piano di lavoro infarinato e rimodellatela a forma di palla (14). Posizionate l'impasto al centro di una leccarda da forno foderata con un foglio di carta da forno (15) e lasciatela lievitare per un'altra ora in forno chiuso e spento. Mettete sul fondo del forno un piccolo contenitore con dell'acqua, per evitare che l'impasto si secchi.
Trascorso questo tempo la pasta per il pane avrà nuovamente raddoppiato il suo volume (16) e sarà pronta per essere infornata: praticate, con un coltellino a lama liscia, sulla superficiale della pasta quattro tagli (a forma di quadrato se la pagnotta è tonda oppure 3 tagli obliqui per il lungo se avete realizzato un filone) profondi circa 1 cm (17) e infornate la pagnotta in forno statico già caldo a 200 gradi, per circa 45-50 minuti. Sfornate la pagnotta quando sarà ben dorata (18) e grazie alla vostra pasta per il pane potrete servire un ottimo pane fatto in casa!
Conservazione
La pasta per il pane può essere conservata per un notte, ben avvolta nella pellicola, in frigorifero per poi essere cotta il giorno dopo. 
La pasta per il pane una volta cotta a forma di pagnotta o di filone va fatta raffreddare e va conservata in sacchetto di plastica, per evitare che si secchi, per 3 giorni.  La pagnotta cotta può essere anche porzionata in 3/4 pezzi e congelata in sacchetti da freezer.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/Tv/Ricette/Preparazioni_di_Base/lievito-madre-proprieta-preparazione.html

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/Tv/Ricette/Preparazioni_di_Base/lievito-madre-proprieta-preparazione.html

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/Tv/Ricette/Preparazioni_di_Base/lievito-madre-proprieta-preparazione.html

venerdì 20 gennaio 2017

I segreti della cottura in acqua


Quanta acqua ci metto? Fredda o bollente? Con il coperchio o senza? Saperlo è importante per una dieta corretta perché nelle cotture in acqua il liquido ha il compito di trasmettere il calore e distribuire i diversi aromi utilizzati nella preparazione dell’alimento (sale, mazzetto odoroso, limone ecc.). La quantità di acqua di cottura, la temperatura iniziale e l’utilizzo o meno del coperchio sulla pentola, che dipendono dall’alimento in preparazione, incidono sulla dispersione dei nutrienti e sulla qualità del risultato. Ecco allora qualche consiglio sul modo corretto di cuocere in acqua i diversi alimenti.
Ortaggi, verdure e frutta. Utilizzate la quantità minima di acqua bollente e coprite. L’acqua che bolle è priva d’aria e il coperchio protegge un po’ dall’aria circostante, in questo modo si limitano le perdite di nutrienti dovute a ossidazione. In una piccola quantità di acqua la cottura è più rapida e si evitano le perdite per dissoluzione e ossidazione. Tali perdite sono ovviamente tanto più elevate quanto più lunghi sono i tempi di cottura.
Evitate per quanto possibile di tagliare ortaggi e verdure prima della cottura: i tagli aumentano la superficie di contatto con l’acqua e di conseguenza la perdita di principi nutritivi. Sorvegliate i tempi di cottura: un ortaggio o una verdura leggermente consistenti sono più saporiti e contengono un po’ più di vitamina C di quelli troppo cotti. È interessante sapere che per un ortaggio o verdura cotto correttamente le perdite di vitamina C sono di circa il 50% ma possono superare l’80% se la cottura è trascurata o prolungata.
Legumi secchi. Dopo averli fatti rinvenire a bagno per alcune ore, cuoceteli in molta acqua fredda, non salata per evitare che induriscano, con o senza coperchio.
Pasta e riso alla creola (bollito). Cuoceteli in molta acqua bollente (2,5 litri per 250 grammi) senza coperchio. Piccole quantità di proteine coagulano, lasciando pasta e riso relativamente al dente. L’eccesso di acqua evita la formazione di un ammasso colloso. Un segreto: fate bollire la pasta per metà del tempo di cottura previsto e poi lasciatela in acqua a fuoco spento fino al termine: l’acqua di cottura risulterà trasparente perché la pasta (perfettamente al dente) avrà conservato gli amidi. Risparmierete anche gas.
Pesce bollito e zuppe di pesce. Utilizzate un minimo di acqua appena in ebollizione aromatizzata con verdure ed erbe. Coprite con il coperchio perché la cottura sia più rapida. Nell’acqua bollente le proteine coagulano in fretta e di conseguenza se il pesce è a filetti si accartoccia, se è intero tende a disgregarsi nell’acqua di cottura.
Carni per il bollito. Usate una quantità media di acqua molto calda portata lentamente ad ebollizione. Le proteine coagulano abbastanza presto da evitare che le sostanze aromatiche passino nel brodo, ma abbastanza lentamente da permettere alla carne di impregnarsi degli aromi aggiunti all’acqua di cottura. Se cuocete il pollo intero eliminate preferibilmente la pelle che è molto grassa.
Carni per il brodo. Preparatele in molta acqua fredda: le proteine coagulano lentamente e la carne lascerà passare nell’acqua le sostanze che daranno sapore al brodo. Sappiate però che la carne risulterà poco saporita.  

Fonte: https://www.ideegreen.it/i-segreti-della-cottura-in-acqua-10643.html